Archive from settembre, 2015

ABOUT AUDREY HEPBURN

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ABOUT AUDREY HEPBURN

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about audrey hepburn

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Nothing is impossible,
the word itself says “i’m possible”

Audrey Hepburn

 

about audrey hepburn

Come non cominciare da Audrey Hepburn quando si tratta di una questione di stile?

Ad Audrey dobbiamo il tubino nero, le perle e le ballerine…vi pare poco?

È   molto Audrey!!!

 

Lettera blob tutte noi abbiamo sentito almeno una volta questa frase riferita a una modella o un’attrice, forse anche a un’amica dotata di particolare fascino ed eleganza. Il termine di paragone è sempre lei Audrey Hepburn.
Audrey Hepburn, (vero nome Edda Kathleen van Heemstra Hepburn-Ruston), nasce a Bruxelles il 4 maggio 1929 da una baronessa olandese e un uomo d’affari anglo-irlandese. Alta 1,73 m, pesava 50 kg, con un girovita di 50 cm e come scarpe portava il 42.
La sua infanzia e parte dell’adolescenza le trascorse in Olanda. Innamoratissima della danza fu costretta ad abbandonare il suo sogno a causa di una caduta da cavallo.
Ancora giovanissima il padre, l’abbandonò, questo fu un episodio che segnò per tutta la vita l’attrice.
Durante il periodo bellico, Audrey cresceva con un fisico segnato dai digiuni che il conflitto imponeva. Diverse malattie causa della malnutrizione la colpirono cambiandole totalmente il metabolismo. Il problema del suo scarso peso l’assillò per tutta la sua esistenza.

about audrey hepburn

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Aveva un animo dolce e gentile, lontana dal glamour delle dive di allora. Non le piaceva parlare di se stessa o del suo passato e non si lamentava mai. Pur essendo una persona dolce, sapeva imporsi senza mai alzare il tono della propria voce o alterarsi. Dotata di un fascino magnetico, chiunque la incontrava se ne innamorava. Non amava parlare dei propri successi era molto umile e modesta. Divorava libri di poesia o di letteratura in genere.

about audrey hepburn

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Fu un’icona di stile vestiva prevalentemente abiti di Givenchy. Con naturalezza lanciò diversi stili di abbigliamento. Sapeva valorizzare le sua particolarità. I suoi capelli erano sempre corti o raccolti, risaltandone così il suo lungo collo. La vita sottile era sempre evidenziata con gonne o pantaloni che ne mostravano la sua esile figura. I suoi famoso occhi da cerbiatta erano sempre bistrati da eye liner e mascara. Con lei il tubino classico divenne l’abito più venduto di tutti i tempi, e il nero non rimase più confinato agli abiti da sera o da lutto.
Si sposò due volte con scarso successo.: La prima con un attore americano, Mel Ferrer da cui ebbe il primo figlio Sean e la seconda con un medico italiano, Andrea Dotti che le diede il secondo figlio Luca. I divorzi sopraggiunti la segnarono profondamente.

Amava allo stesso modo i bambini e i cani. Fu una madre molto affettuosa con i propri figli, nonostante il lavoro la costringesse a lunghe assenze.

Nel 1988 assunse la carica di Ambasciatrice per l’Unicef, compiendo moltissimi viaggi nei paesi più poveri del globo. Spesso diceva che chi ha avuto molto dalla vita deve ricambiare aiutando le persone più bisognose. La sua semplicità si evidenziava quando era in missione per l’Unicef, infatti, viaggiava sempre in classe economica.

Morì a Tolochenaz, in Svizzera, il 20 settembre 1993 a causa di un tumore allo stomaco, all’età di 63 anni.

 

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Set 2, 2015 - Icone Moda Audrey Hepburn    Commenti disabilitati su Icone Moda AUDREY HEPBURN

Icone Moda AUDREY HEPBURN

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Come non cominciare da Audrey Hepburn quando si tratta di una questione di stile? Ad Audrey dobbiamo il tubino nero, le perle e le ballerine…vi pare poco?

È   molto Audrey!!!! Tutte noi abbiamo sentito almeno una volta questa frase riferita a una modella o un’attrice, forse anche a un’amica dotata di particolare fascino ed eleganza. Il termine di paragone è sempre lei Audrey Hepburn.
Audrey Hepburn, (vero nome Edda Kathleen van Heemstra Hepburn-Ruston), nasce a Bruxelles il 4 maggio 1929 da una baronessa olandese e un uomo d’affari anglo-irlandese. Alta 1,73 m, pesava 50 kg, con un girovita di 50 cm e come scarpe portava il 42.
La sua infanzia e parte dell’adolescenza le trascorse in Olanda. Innamoratissima della danza fu costretta ad abbandonare il suo sogno a causa di una caduta da cavallo.
Ancora giovanissima il padre, l’abbandonò, questo fu un episodio che segnò per tutta la vita l’attrice.
Durante il periodo bellico, Audrey cresceva con un fisico segnato dai digiuni che il conflitto imponeva. Diverse malattie causa della malnutrizione la colpirono cambiandole totalmente il metabolismo. Il problema del suo scarso peso l’assillò per tutta la sua esistenza.

Dotata di un talento naturale per la recitazione (non prese mai lezioni) esplose nel 1953 con il film “Vacanze Romane” accanto a Gregory Peck che le diede una popolarità enorme. La sua grande ecletticità interpretativa le permise di passare disinvoltamente dal ruolo di una principessa, (Vacanze romane), a una prostituta (Colazione da Tiffany), a una suora (Storia di una monaca), fino ad arrivare alla famosissima fioraia in MyFair lady. L’Oscar lo vinse come miglior attrice protagonista per Vacanze romane, il suo palmares, conta anche tre Golden Globe, un Emmy, un Grammy, quattro BAFTA, due premi Tony, tre David di Donatello e 5 nomination all’Oscar.

Aveva un animo dolce e gentile, lontana dal glamour delle dive di allora. Non le piaceva parlare di se stessa o del suo passato e non si lamentava mai. Pur essendo una persona dolce, sapeva imporsi senza mai alzare il tono della propria voce o alterarsi. Dotata di un fascino magnetico, chiunque la incontrava se ne innamorava. Non amava parlare dei propri successi era molto umile e modesta. Divorava libri di poesia o di letteratura in genere.

Fu un’icona di stile vestiva prevalentemente abiti di Givenchy. Con naturalezza lanciò diversi stili di abbigliamento. Sapeva valorizzare le sua particolarità. I suoi capelli erano sempre corti o raccolti, risaltandone così il suo lungo collo. La vita sottile era sempre evidenziata con gonne o pantaloni che ne mostravano la sua esile figura. I suoi famoso occhi da cerbiatta erano sempre bistrati da eye liner e mascara. Con lei il tubino classico divenne l’abito più venduto di tutti i tempi, e il nero non rimase più confinato agli abiti da sera o da lutto.
Si sposò due volte con scarso successo.: La prima con un attore americano, Mel Ferrer da cui ebbe il primo figlio Sean e la seconda con un medico italiano, Andrea Dotti che le diede il secondo figlio Luca. I divorzi sopraggiunti la segnarono profondamente.

Amava allo stesso modo i bambini e i cani. Fu una madre molto affettuosa con i propri figli, nonostante il lavoro la costringesse a lunghe assenze.

Nel 1988 assunse la carica di Ambasciatrice per l’Unicef, compiendo moltissimi viaggi nei paesi più poveri del globo. Spesso diceva che chi ha avuto molto dalla vita deve ricambiare aiutando le persone più bisognose. La sua semplicità si evidenziava quando era in missione per l’Unicef, infatti, viaggiava sempre in classe economica.

Morì a Tolochenaz, in Svizzera, il 20 settembre 1993 a causa di un tumore allo stomaco, all’età di 63 anni.

Set 2, 2015 - Senza categoria    Commenti disabilitati su NEWS Io Donna…. Nell’Islam di Oggi

NEWS Io Donna…. Nell’Islam di Oggi

Undici settembre 2001, una data che ha sconvolto il mondo.
Il suo enorme tributo di vittime.

La successiva invasione dell’Afghanistan e dell’Iraq; immagini sempre in primo piano su quelle zone di conflitto con la conseguente apparizione di visi completamente coperti e in alcuni casi di corpi totalmente nascosti.
È stata la scoperta per noi occidentali di un mondo quasi totalmente incomprensibile.
Questo è stato lo shock che la televisione ha portato nelle nostre case, rivelandoci la condizione in cui vivono le donne in questi stati. Un primo assaggio l’avevamo avuto con la crescente immigrazione di quest’ultimo decennio. Però, com’è tipico degli occidentali, avevamo quasi accantonato il problema. Quelle immagini invece in diretta televisiva sono state un autentico boomerang e anche noi abbiamo cominciato a pensare, a come si può vivere in queste condizioni.
Nel Corano non vi sono distinzioni tra uomo e donna dal punto di vista religioso. I problemi cominciano quando, dal punto di vista religioso, si passa a quello sociale.
Una frase è eloquente «gli uomini sono preposti alle donne perché Dio ha prescelto alcuni esseri sugli altri e perché essi donano dei loro beni per mantenerle.».
Il significato di questo passaggio: non ha bisogno di molte spiegazioni.
Infatti, se la donna rimane in famiglia, è soggetta all’autorità del padre, se si sposa a quella del marito.Arab woman with black veil
L’unica scappatoia, se si può dire così, è quella per la femmina non sposata, già avawoman-60639_1280trnti con gli anni, in questo caso ella può vivere autonomamente la sua vita.
Bisogna però rilevare che anche negli stati islamici c’è un inizio di emancipazione femminile.

Nei  governi   più  moderati la donna ha ottenuto  privilegi una volta destinati solo al maschio.
Può avere ruoli pubblici e privati una volta a Lei proibiti. Alcuni settori però sono ancora inaccessibili alla partecipazione femminile; l’esercito, la burocrazia, la giustizia.
IL problema nasce e s’ingigantisce, in quelle nazioni, dove l’intento è quello della reintroduzione della sharia: qui il Corano è interpretato alla lettera.
In virtù di queste regole la condizione femminile è quasi totalmente privata dei diritti fondamentali: libertà di spostamento, libertà di espressione e di parola; studi limitati all’essenziale, nessuna possibilità di carriera o di ricoprire cariche o posizioni di responsabilità in campo civile o religioso. Impossibile per loro decidere del proprio destino o di quello dei figli, è una sottomissione totale all’uomo da cui possono essere ripudiate (e non viceversa). Costrette a convivere con altre mogli e spesso costrette a coprire interamente il corpo e in alcuni casi anche il viso.
Devono sottostare alla poligamia ed essere ripudiate dall’uomo senza alcuna possibilità del contrario.
Queste sono le zone dove vige l’ormai famoso Burqua e altri purtroppo famosi copricapiche rendono la donna un essere totalmente nascosto e privo di qualsiasi diritto.
Nel 1995 anche Amnesty International ha cercato di alzare la voce, purtroppo con ben pochi risultati su questi veri e propri strumenti di tortura, che le donne sono costrette a indossare.
Io stessa, ho provato ad indossarne uno, ci si sente avvilite, tristi e una visione della vita attraverso quei fori, ci fa capire, quanto siamo fortunate noi occidentali.
Anche nella cultura la donna islamica è considerata, da sempre, un essere inferiore. Lo stesso Gustav Flaubert nel 1859 in una lettera all’amica Louis Colet così scriveva:
“La donna orientale è una macchina e niente più: non trova differenza tra un uomo e un altro uomo”

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