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Dic 6, 2017 - News Vanity    Commenti disabilitati su SIAMO TUTTE SUFFRAGETTE?

SIAMO TUTTE SUFFRAGETTE?

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SIAMO TUTTE SUFFRAGETTE?

SIAMO TUTTE SUFFRAGETTE?

Oriana-Fallaci“La rivoluzione più grande è, in un paese, quella che cambia le donne e il loro sistema di vita. Non si può fare la rivoluzione senza le donne. Forse le donne sono fisicamente più deboli ma moralmente hanno una forza cento volte più grande.”

Oriana Fallaci

SIAMO TUTTE SUFFRAGETTE?

Chiacchierando una sera in compagnia, mi accaloravo più di altre a difendere le donne

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da alcuni pregiudizi tipicamente maschili. La disputa in particolare tra me e il marito della Ludo si stava sempre più innalzando, sia in termine di decibel, sia a rischio colluttazione. Il resto della compagnia per fortuna via via ci ha distolto dalla nostra vivace contesa.

Da brava Signora mi sono scusata sia con il marito, sia con gli altri per questa mia mancanza di stile. Lo stesso ha fatto lui.

Ritornando verso casa ero in macchina proprio con Ludo e suo marito. Ovviamente abbiamo parlato di tutt’altro. Arrivata, scendo e li saluto. Bacio lei e stringo in modo amichevole la mano al marito, che con mia sorpresa mi dice:

“CIAO SUFFRAGETTA”.

Mentre mi spogliavo per indossare la camicia da notte, questa parola mi ronzava continuamente in testa. Prima di addormentarmi, decido domani… ne devo sapere di più! Qualcosa so, ma voglio approfondire, poi… sono caduta tra le braccia di Morfeo.

CHI ERANO LE SUFFRAGETTE?

Donne che hanno permesso a tutte noi, grazie alle loro lotte, alla loro partecipazione civile, di avere dei diritti inalienabili, come quello di voto.

SIAMO TUTTE SUFFRAGETTE?

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Le abbiamo immaginate a lungo e ingenuamente come nel film ”Mary Poppins”, un gruppo sparuto di gentili borghesi che bevono Tè e sfilano gioiose dentro le loro camicette bianche impreziosite con fiori freschi e fasce di seta sul petto.

Niente di più falso, erano un piccolo esercito armato di operaie. Pronte a sabotare le loro città, a infrangere vetrine a colpi di pietra e a collocare anche bombe. Questa è la vera storia del movimento delle suffragette “, che la stampa dell’epoca si guardò bene dal raccontare, e ancora oggi per la scuola è un argomento molto ostico da affrontare.

Emmeline Pankhurst SIAMO TUTTE SUFFRAGETTE?

Emmeline Pankhurst SIAMO TUTTE SUFFRAGETTE?

Tutte, sempre a fianco di Emmeline Pankhurst, la fondatrice del movimento: Donna carismatica e ricercata a capo della Women’s Social and Political Union. Solidali e militanti le suffragette combatterono per i loro diritti e per il diritto al voto. Completamente ignorate dai giornali, che temevano la censura governativa e i relativi strali, dai politici che le ritenevano inette e instabili. Decidono unite di passare alle maniere forti. Boicottaggio delle linee telegrafiche, pietre contro le vetrine, bombe in esercizi governativi (ma rigorosamente vuoti), sciopero della fame. Tutto è lecito per la causa. Dare alle donne nuovi diritti, e permettere alle stesse di uscire da quel limbo che la società le confinava. Diritto all’eguaglianza, a un pari salario, fine alle molestie sessuali cui erano continuamente sottoposte. Tutte queste rivendicazioni scossero l’opinione pubblica d’inizio secolo. La repressione fu durissima, furono picchiate, imprigionate e sottoposte a continue vessazioni.

Famoso, il caso di Emily   Davison, che per attirare l’attenzione, non esitò a gettarsi sotto il cavallo del Re Giorgio V per guadagnare l’attenzione dei media.

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Emily Davison, che per attirare l’attenzione, non esitò a gettarsi sotto il cavallo del Re Giorgio V SIAMO TUTTE SUFFRAGETTE?

 

SIAMO TUTTE SUFFRAGETTE?

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Donne ordinarie che hanno incarnato l’avanguardia del cambiamento in grembiule o gonne lunghe. Dopo anni di campagne pacifiche che però sono costate morte e violenza, il continuare a ripetersi di promesse mai mantenute, il movimento adotta una scelta violenta, sempre però in maniera femminile, senza cercare di provocare morti inutili. Le loro bombe sono messe in sedi di rappresentanza, ma rigorosamente vuote. Questa violenza o pseudo violenza, dove ci ha portate? Alcuni esempi, il diritto al voto in Gran Bretagna data 1918 (in maniera incompiuta). Da noi ben ventisei anni dopo. In Arabia Saudita 2015. Penso però che se tutte noi, viviamo in una società un po’ più paritaria, un enorme grazie, lo dobbiamo rendere a queste signore o signorine.

SIAMO TUTTE SUFFRAGETTE?

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Suffragette’s Style

Il viola rappresentava la lealtà e la dignità, il bianco la purezza e il verde la speranza. Le militanti erano invitate a vestire di quei colori “come un dovere e un privilegio”.

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Le suffragette lo sapevano, moda, femminismo e politica sono sempre stati temi caldi. Queste donne, hanno assecondato la strategia del rovesciamento, anziché usare quella del rifiuto. Cambiare non cambiando la moda e i suoi ideali di femminilità, anzi conformandosi a questi. Combattevano lo stereotipo della donna forte nei panni maschili che spesso era rappresentata all’epoca, preservando la loro immagine di femminilità ed eleganza, nonostante le lotte.

Fecero di tutto per mantenere il loro appeal femminile agli occhi dei media e attraverso il giornale Votes for Women, sceglievano anche la paletta dei colori cui i loro abiti avrebbero dovuto ispirarsi.

Suffragette oggi?

Pensiamo alle manifestanti di oggi, ai movimenti femminili

e ci rendiamo conto di quanto sia cambiato rispetto alla filosofia delle Suffragette. Ora si manifesta a seno nudo, come fanno le Femen. Oppure ci sono le Pussy Riot, il movimento femminista russo, che lotta in anonimato, dietro bataclava colorati.

Non sarebbe bello manifestare, come hanno fatto le Suffragette, indossando i nostri abiti di donne di sempre, quelli che usiamo tutti i giorni?

Le Suffragette insegnano, ancora fanno storia, non è come ci vestiamo o spogliamo che fa la differenza: sono le idee e le motivazioni per supportarle, quelle che contano.

 

P.S. Al marito di Ludo

Non so se intendevi offendermi o farmi un complimento. Ti voglio comunque ringraziare per avermi paragonata a queste donne.

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Mar 16, 2017 - News Vanity    Commenti disabilitati su MA CHE GIORNATA PILLOLE DI VITA QUOTIDIANA P. 2

MA CHE GIORNATA PILLOLE DI VITA QUOTIDIANA P. 2

 

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MA CHE GIORNATA PILLOLE DI VITA QUOTIDIANA P. 2

MA CHE GIORNATA PILLOLE DI VITA QUOTIDIANA P. 2

 

Oriana_Fallaci_2Molte donne si chiedono: metter al mondo un figlio, perché? Perché abbia fame, perché abbia freddo, perché venga tradito ed offeso, perché muoia ammazzato alla guerra o da una malattia? E negano la speranza che la sua fame sia saziata, che il suo freddo sia scaldato, che la fedeltà e il rispetto gli siano amici, che viva a lungo per tentar di cancellare le malattie e la guerra.

Oriana Fallaci

MA CHE GIORNATA PILLOLE DI VITA QUOTIDIANA P. 2

 

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Lettera blob piccoli problemi costellano le nostre giornate. Incidenti domestici, piccoli ritardi o scaramucce familiari. Trascurabili se presi singolarmente insopportabili tutti insieme. Le nostre esistenze spesso sono un continuo percorso ad ostacoli. Come sopravvivere in questa giungla… pazienza e ironia. Doti che non mancano a nessuna di noi.

 

 

 

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Ore19.00

Una volta fatta la spesa e arrivate sotto casa esiste l’implacabile “legge del supermercato” che testualmente recita: “Se torni a casa direttamente dal lavoro, il parcheggio è lì bello pronto ad aspettarti, se arrivi dal supermercato carica di borse…

 

ASSOLUTAMENTE NO!!!”

MA CHE GIORNATA PILLOLE DI VITA QUOTIDIANA P. 2

 

Inizio allora il giro per il quartiere alla ricerca di un parcheggio, dopo una ventina di minuti d’inutile girovagare… la rabbia aumenta. Decido allora di parcheggiare in doppia fila proprio sotto casa; tempo di scaricare e poi ripartire.

Scendo velocemente rischiando di cadere. Citofono speranzosa di un piccolo aiuto dai figli, nessuna risposta. Uffa e ancora uffa, quando servono, si volatilizzano. Mi carico tutto e inizio la salita verso casa. Come sempre quando ho fretta e oltretutto sono agitata, mi vede la vicina chiacchierona del piano di sopra. Ovviamente, nonostante veda la mia difficoltà non manca di aggiornarmi sulla situazione del palazzo.

Stanca, sudata, ma totalmente informata, arrivo finalmente a casa. Poso il tutto, mi levo solo un attimo le scarpe, (donne e tacchi un binomio indissolubile) e subito suona il citofono. Rimetto le scarpe e corro in portineria. Un inquilino del palazzo è medico, deve andare al lavoro; la mia macchina glielo impedisce. Sono giustamente rimproverata, anche se nervosa, mi prostro in umili scuse. Guarda che fortuna c’è un posto libero. Subito mi fiondo a parcheggiare.

Finalmente a casa, sistemo la spesa mentre i pargoli rientrano, lui dal calcetto, lei dallo shopping con le amiche; ovviamente super affamati. Mi prendo tempo con calma preparo la cena, (marito fuori per lavoro) non c’è fretta, i figli più volte mi chiedono “Mamy quando si mangia”. Una volta cenato, lavo i piatti e penso adesso faccio un bel bagno rilassante, mi sembra di meritarmelo o no.

Un occhio cade casualmente sul calendario. Ecco perché ho trovato parcheggio! Oggi è il giorno di pulizia della strada. Niente marito, tocca a me rimetto le scarpe e ridiscendo a cercare un nuovo parcheggio.

Ore20.00

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Rientro esausta, vogliosa se non di un bagno almeno di una rilassante doccia. M’insapono, inizio a lavarmi la testa e un getto di acqua bollente quasi mi ustiona il capo. Ovviamente uno dei figli ha iniziato a far scorrere l’acqua fredda in cucina. In casa nostra, ma penso valga per molte, è la cosiddetta legge della doccia che semplicemente recita “Se ti stai lavando la testa, nell’esatto momento in cui ti sciacqui con il doccino, qualcuno aprirà l’acqua fredda in cucina e ti ustionerai irrimediabilmente il cuoio cappelluto”. Dopo innumerevoli getti rischio ustione, sconsolata sono arrivata alla conclusione che per potermi lavare la testa io debba essere sola in casa. Penso che mi capiate, dicendo che è un’ipotesi quasi irrealizzabile. Così mi prendo anch’io ogni tanto una piccola rivincita sui figli. Quando l’esasperazione è al top, appena uno dei due si reca in bagno, la perfida corre in cucina e apre alternativamente acqua calda e fredda con conseguenze facilmente intuibili. Non sarebbe più semplice possedere nelle case maggiore possibilità di acqua calda.

Riprendo il racconto della giornata, dopo l’excursus sull’acqua.

 

Ore20.30

Nervosa mi asciugo i capelli e finalmente indosso camicia da notte e vestaglia, pronta all’appuntamento con la lavatrice. Come scritto prima per prevenire sbalzi di tensione ho lavato a mano tutti i piatti.

Povera illusa!

Le tante apparecchiature elettriche sparse per la casa sopportano a fatica il potenziale da 3 kW che il contatore mette a disposizione per l’utenza domestica.

Paf… salta la corrente.

Niente marito, figli che sbraitano hanno perso i loro importantissimi contatti social!

Tocca a me!

Avessi la fortuna di avere il contatore in cucina tutto sarebbe risolto in pochi attimi. Purtroppo il mio sta in cantina. Inizia allora la ricerca frenetica della chiave, ovviamente il marito la nasconde nei luoghi più improbabili. Finalmente la trovo. La cantina, questa sconosciuta, sono anni che mio marito dice che la deve pulire, ma ormai è diventata una terra di nessuno. Per non sporcarmi sono costretta a ricambiarmi, tuta, scarpe e golf mi permetteranno il mio piccolo safari. Prima di scendere, armata di pila e telefonino raduno i figli davanti ad una candela e scendo nell’oscurità. Dopo vari tentativi di comunicazione con loro, si va bene, no è andata via, risolvo il problema.

 

Ore21.00

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Mi rilavo velocemente, rindosso camicia e vestaglia. Ricevo la telefonata del coniuge, mi chiede se tutto va bene. Il primo istinto è di riattaccare o insultarlo, ma da brava mogliettina ingoio e dico tutto è a posto.

Un po’ di tv con i pargoli che ovviamente litigano su cosa vedere. Sono talmente esausta li lascio fare. Mi accuccio in poltrona in compagnia di un buon libro e penso finalmente pace e tranquillità.

Ore23.00

Stanca saluto i ragazzi che vanno in camera. Poi dopo aver riassettato divano e poltrona a nanna.

 

Ore05.30

Ultimamente sono nervosa, dormo poco. Il solito dilemma, prendo le gocce per riaddormentarmi o inizio giornata. Le gocce fanno effetto dopo una quarantina di minuti, riuscirei a dormire mezz’ora o poco più. Inizio allora giornata, metto la vestaglia e vado in cucina. Preparo il caffè, spargendo un po’ di polvere sul lavello. Così vedo alcune formiche che scorrazzano indisturbate, subito mi armo d’insetticida, data l’ora per ben due volte, la spruzzo al contrario. Che odoraccio! Vado in camera lasciando aperte le finestre della cucina e lì mi riaddormento. Sono svegliata dai figli affamati, mi dicono la moka ha straripato, c’è puzza di bruciato e odore d’insetticida.

 

Ore07.00

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Sorrido, mi alzo… sono pronta per iniziare un’altra nuova magnifica giornata.

 

Post creato grazie alle amiche con spunto da Rivista femminile

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.S. Devo di nuovo scusarmi con le signore o le ragazze che mi hanno scritto in post precedenti. Mi avranno preso per maleducata. Purtroppo ho un problema con la mai che persistel. Appena sistemata (non so quando. Il tecnico non riesce a risolvermi il problema) vi risponderò subito.belle

 

 

 

Gen 12, 2017 - News Vanity    Commenti disabilitati su MA CHE GIORNATA–PILLOLE DI VITA QUOTIDIANA P.1

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photoIl numero uno della radice di tutte le malattie, come sappiamo, è lo stress.

Marianne Williamson

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Lettera blob piccoli problemi costellano le nostre giornate. Incidenti domestici, piccoli ritardi o scaramucce familiari. Trascurabili se presi singolarmente insopportabili tutti insieme. Le nostre esistenze spesso sono un continuo percorso ad ostacoli. Come sopravvivere in questa giungla… pazienza e ironia. Doti che non mancano a nessuna di noi.

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Ore 08.15

Figli usciti, marito pronto, colazione fatta. Posso finalmente vestirmi, solo venti minuti per prepararmi e correre in ufficio.

Eterno dilemma femminile, come mi vesto?

Apro la finestra, che freddo; camicia da notte e vestaglia, in pieno inverno cosa speravo?

Ho deciso metto la gonna, inizia come sempre un’estenuante ricerca del collant ok. Il primo, sembra vada bene… ma alla fine il maledetto alluce con la solita smagliatura è lì ad attendermi. Non demordo, ne provo ancora, al terzo affranta sto per arrendermi e mi maledico.

Cretina, perché non li controlli mai, o almeno preparati la sera cosa indossare!

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La sera… tra figli marito cena e pulizie varie, ho giusto il tempo di fare una doccia prima di andare a dormire altro che controllare collant e biancheria intima.

Ne scovo un paio, lì in un angolo, soli soletti, apparentemente sembrano buoni. Speranzosa e ripromettendomi di fare nel week end il controllo delle calze, inizio a indossarli, prima una poi l’altra gamba. Salva!!! Sono Ok.

In fretta su la gonna, camicia bianca, quella con le ruches, penso tra me e me. Ok, facciamo quella inizia la ricerca. Dopo aver rivoltato cassetti e armadio inutilmente, la vedo che mi saluta dal cesto della biancheria da lavare.

Ora mi ricordo, l’avevo indossata sabato a quella cena, appena rientrata mi ero ripromessa di lavarla il giorno seguente, ma poi come sempre mi sono dimenticata.

Altre maledizioni a me stessa, al tempo stesso mi riprometto (l’ennesima promessa) di tenere un taccuino per i lavori domestici.

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Sconsolata ne prendo una classica bianca dall’armadio, mi guardo allo specchio… il risultato, sono vestita come ieri, uffa e ancora uffa.

Delusa, metto il giacchino, mi trucco, infilo scarpe cappotto ed esco. Almeno spero, dove sono le chiavi della macchina, la borsa.

Si potrebbe aprire un trattato, tra borsa e donna, penso che mi capiate care Amiche.

Tutte le sere, io metto le chiavi dell’auto in un angolo nella borsa, per ritrovarmi la mattina a cercarle, o sul pianerottolo di casa o in strada. Per me lo fanno apposta, la notte si muovono ed io inizio la giornata mostrando a tutti il contenuto della mia bag.

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Le maledette, sempre in fondo finiscono!

Alla fine, finalmente parto. Ultimamente, m’identifico sempre più spesso con la pubblicità di quella donna che indossa una gonna marrone in pelle (bella!!!), che evita incidenti solo grazie alla macchina dotata di sensori antincidente.  (questo è lo spot). Spero che abbiate capito quale intendo.

Trafelata arrivo in ufficio. Vedo le altre, come sempre tutte perfettine e in ordine, come fanno? Sono solo le 9 del mattino ed io sembro già uscita da molte ore.

In ufficio, sono giornate molto intense, sono assorbita totalmente dal lavoro.

ORE 15.00

Squilla il cellulare, “CASA”. Titubante rispondo di sicuro un problema. Mia figlia con voce flebile

“Mamy ho dimenticato a scuola il libro di latino, domani avrò la verifica”.

La voglia di mandarla a quel paese è tanta, ma mi trattengo.

“Come hai dimenticato il libro, non avevi le traduzioni da fare per prepararti al compito”.

“Sì, ora cosa faccio? “

“Telefona alla Francy e fattele dettare o spedire”.

Penso di aver risolto, riprendo il lavoro.

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Risuona il cellulare

“Mamy, Francy è a nuoto?”

Prova con qualche altra compagna le dico. Mi elenca gli impegni delle altre amiche, sono tutte fuori.

“Cosa faccio”.

“Sto lavorando, ho un progetto urgente da consegnare” le dico “ora non ho tempo”.

Piangendo mi chiude la telefonata.

Tento di lavorare, ma i rimorsi mi assillano. Sì è un po’ distratta la piccola, però s’impegna; ora è disperata. Che faccio.

Prendo la Cara Vecchia Agenda, cerco il numero delle mamme di alcune sue compagne. Provo e riprovo, alla fine la mamma di Grace mi risponde. Ora conosco tutti i suoi dolori e doloretti, ma ho le traduzioni.

Orgogliosa richiamo mia figlia.

“Tesoro, ho le traduzioni”

Con aria e fare disinteressato.

“Non servono più Mamy, Francy è rientrata prime e me le ha spedite tutte, con anche le correzioni.”

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Penso, la prossima volta non mi freghi più, ma sai benissimo che ci ricascherai di nuovo.

Ore19.00

Finalmente sotto casa con le borse della spesa. Stanca, provata ma soddisfatta, per aver fatto tutto in tempo. Inizia la ricerca parcheggio… (continua)

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Lug 20, 2016 - News Vanity    Commenti disabilitati su SHOPPING DIPENDENZA ecco i segnali da tenere d’occhio

SHOPPING DIPENDENZA ecco i segnali da tenere d’occhio

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SHOPPING DIPENDENZA ecco i segnali da tenere d’occhio

SHOPPING DIPENDENZA ecco i segnali da tenere d’occhio

 

indexQuando le donne sono depresse mangiano o fanno shopping. Gli uomini invadono un altro paese.

Elayne Boosler

 

 

SHOPPING DIPENDENZA

ecco i segnali da tenere d’occhio

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Lettera blob shopping, una parola che a noi donne suscita piacere. Il classico shopping con le amiche, ore e ore a guardare negozi e vetrine. Penso sia il nostro hobby preferito. Torniamo a casa con tanti o pochi pacchi, ma comunque contente e felici. Gli uomini non capiscono quanto una donna sia felice in mezzo a scarpe, vestiti o cosmetici da provare e riprovare.

 

SHOPPING DIPENDENZA ecco i segnali da tenere d’occhio

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Come in tutte le cose, quello che per molte è una gioia, non deve sconfinare in un incubo o per meglio dire in una vera e propria dipendenza, specificatamente una shopping dipendenza.

Sembra una cosa buffa, che fa sorridere, ma si tratta di una vera e propria sindrome e non deve essere assolutamente sottovalutata.

In internet ho trovato un interessante studio dell’università di Bergen in collaborazione con la Stanford University in cui sono riportate sette condizioni che possono far capire se una persona soffre di Shopping Dipendenza.

SHOPPING DIPENDENZA

ecco i segnali da tenere d’occhio

  1. Pensare sempre allo shopping, quasi come se si trattasse di un pensiero ossessivo che non riesce in alcun modo e in alcuna situazione a essere evitato;

  2. Fare shopping con la speranza che questo possa aiutare a risollevare l’umore;

  3. Avere un calo di rendita nelle proprie attività giornaliere proprio a causa dello shopping, non riuscire ad esempio a essere concentrati sul lavoro perché si pensa già a quando dopo l’ufficio si avrà la possibilità di andare per negozi o non studiare abbastanza per poter andare a fare shopping il prima possibile;

  4. Sentirsi soddisfatti solo acquistando sempre più;

  5. Provare il desiderio di acquistare meno senza però riuscire a raggiungere quest’obiettivo;

  6. Provare malessere nel caso in cui non si possa andare a fare shopping;

  7. Essere consapevole che acquistare così tante cose possa compromettere, o abbia addirittura già compromesso, il proprio benessere.

 

SHOPPING DIPENDENZA ecco i segnali da tenere d’occhio

SHOPPING DIPENDENZA ecco i segnali da tenere d’occhio

 

Com’era prevedibile secondo la ricerca, a soffrire di più di shopping dipendenza siamo noi donne.

Tutto prende il via durante il nostro periodo adolescenziale. La ragazza presa dai continui cambiamenti in cui è soggetta durante quegli anni, vede lo shopping come una via di fuga o di relax per se stessa.

Il rapporto continua in modo intenso anche durante l’età adulta, per poi decrescere con il passare degli anni.

SHOPPING DIPENDENZA ecco i segnali da tenere d’occhio

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Le persone ansiose sono le più propense alla shopping dipendenza, così come le persone che soffrono di depressione e che non hanno un’autostima particolarmente elevata.

Può essere a rischio anche la persona dal carattere estroverso. Lo shopping potrebbe diventare per lui o lei in questo caso una ricerca di miglioramento del proprio status sociale, attraverso continui acquisti sia costosi, sia originali.

Il pericolo, corre anche sul filo, o meglio sul web. Oggi per fare acquisti basta un semplice click. Questa semplicità ha però il suo rovescio, in pochi secondi si possono spendere, in alcuni casi senza accorgersene, tanti e tanti soldi.

Se pensate di soffrire di shopping dipendenza, la soluzione o per meglio dire l’aiuto deve essere chiesto a uno psicologo o psicoterapeuta. Probabilmente avete, infatti, delle ansie, una depressione di cui ancora non siete consapevoli o qualche altro malessere di cui avete bisogno di parlare e che avete bisogno di superare. Vedrete che parlarne con qualcuno vi farà bene ed eliminando alla radice il problema che vi affligge anche la dipendenza dallo shopping, vedrete che scomparirà.

SHOPPING DIPENDENZA ecco i segnali da tenere d’occhio

SHOPPING DIPENDENZA ecco i segnali da tenere d’occhio

Quindi Care Amiche, se anche non avete l’ultimo modello CHANEL o le ultime scarpe di MANOLO BLAHNIK… la vita continua.

Io mi posso definire una via di mezzo. Mi piace fare shopping, come a tutte noi. Cerco però di viverlo più che altro come un’occasione per stare e divertirmi con le amiche.

 

SHOPPING DIPENDENZA ecco i segnali da tenere d’occhioI LOVE SHOPPING TRAILER

 

 

 

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Lug 7, 2016 - News Vanity    Commenti disabilitati su OGGI MI SPOSO DA SOLA… ovvero il matrimonio fai da te

OGGI MI SPOSO DA SOLA… ovvero il matrimonio fai da te

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OGGI MI SPOSO DA SOLA

OGGI MI SPOSO DA SOLA

 

Shelley-WintersTutti i matrimoni sono felici. E’ cercare di vivere insieme dopo che causa i problemi.

Shelley Winters

 

 

OGGI MI SPOSO DA SOLA

Un’idea venuta a un’agenzia turistica giapponese, che riporta enorme successo tra le single del Sol Levante. Matrimoni per donne sole, con tanto di bouquet e book fotografico.

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Lettera blob nella rete come tutte ben sapete Care Amiche è possibile trovare di tutto. Una sera mentre guardavo abiti da sposa, saltando da un sito all’altro, gli occhi mi cadono su un annuncio in inglese che pubblicizza, matrimonio per donne sole.

Incuriosita, sono entrata nel sito ed ho iniziato a leggere.

 

 

OGGI MI SPOSO DA SOLA

L’Agenzia (Cerca Travel) oltre ai normali pacchetti turistici, ne include un chiamato “Solo Wedding”. È un’opportunità che è offerta a donne single, o donne sole, com’è meglio precisato. Per sole, s’intende non accompagnate da uno sposo.

Ha sede a Kyoto, l’antica capitale giapponese, famosa per i suoi templi e i fantasmagorici giardini Zen.

OGGI MI SPOSO DA SOLA

OGGI MI SPOSO DA SOLA

 

LA PROPOSTA

Cerca Travel, propone un pacchetto di due giorni, specialmente riservato dato il costo, alle cosiddette “donne in carriera”. L’idea è semplice, se ci amiamo, perché rinunciare al nostro giorno più bello, solo per la mancanza di un uomo. Godiamoci i preparativi e il fatto di essere, anche solo per poche ore al centro dell’attenzione. Questa è più o meno la sintesi della prima parte dell’offerta.

IL PACCHETTO

L’incontro con lo staff è il primo passo, per delineare il matrimonio. Il pomeriggio è dedicato alla scelta dell’abito e del bouquet. Si spazia dal classico Kimono, ad abiti di tipica fattura occidentale. Tutti però veramente curati e raffinati.

Nel tardo pomeriggio trasferimento in hotel con pernottamento incluso. Segue una cena, che è una sorta di addio al nubilato, con menù a scelta (giapponese, cinese o europeo). Se ci si vuole coccolare ancora un poco, con un extra è prevista una seduta a un Beauty Center. Poi tutte a nanna, per il giorno più bello.

 IL GIORNO PIU’ BELLO

 Ore 09:30

Trucco e parrucco. Parrucchiere e truccatore renderanno la sposa perfetta per il servizio fotografico.

 Ore 11:00

OGGI MI SPOSO DA SOLA

OGGI MI SPOSO DA SOLA

Trasferimento al Giardino Shugakuin Kirara Sanso. Con un’aggiunta di 54.000 yen (circa 370 Euro) si può avere la presenza di un modello che fungerà da sposo.

Un the con il fotografo e lo staff dell’agenzia, permetterà alla Sposa di vedere gli scatti effettuati, che le saranno poi recapitati direttamente a casa.

 L’OFFERTA

L’iniziativa ha avuto talmente successo, che per prenotarsi bisogna armarsi pazienza e aspettare che qualcuna… non si sposi più. Il servizio non è rivolto solo alle giapponesi. Nel prezzo è inclusa anche una guida parlate in inglese, francese e russo.

Se volete prenotarvi o avere informazioni questo è l’indirizzo:

http://www.cerca-travel.com/english/tailor-made-kyoto-taxi-plan/kyoto-solo-wedding-experience-tour/

 Conclusioni

Mi sono molto divertita a leggere quest’idea. Ho cercato anche di immedesimarmi come futura sposa su quale abito e bouquet scegliere. Poi ripensandoci mi ha suscitato un po’ di tristezza.

 Voi cosa né pensate Care Amiche?

 

OGGI MI SPOSO DA SOLA

 

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Mar 10, 2016 - News Vanity    Commenti disabilitati su Amore ai tempi della guerra

Amore ai tempi della guerra

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Amore ai tempi della guerra

Amore ai tempi della guerra

 

G-Sand-Charpentier_1C’è un’unica felicità nella vita: amare ed essere amati.

George Sand

 

 

 

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Amore ai tempi della guerra

Dopo 70 anni ritrova il suo amore nato durante la guerra
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Lettera blob guardando in televisione questa storia, sono sincera più di una lacrimuccia mi è scesa. C’è tutto quello che piace a noi femminucce, una storia d’amore, la lontananza, il ritrovarsi e poi chissà…

 

wwII-1024Una storia d’amore

(Amore ai tempi della guerra)

L’amore al tempo della guerra è l’inizio di quest’avventura. Norwood Thomas (ora novantatreenne) era un paracadutista della 101 divisione Airbone, di stanza in Gran Bretagna in attesa del D-day e di essere paracadutato in Normandia. Ogni attimo per Norwood, come per i suoi commilitoni era prezioso, andava vissuto pienamente. Il futuro era totalmente precario e impossibile da decifrare.

Amore ai tempi della guerra

Amore ai tempi della guerra

Durante la primavera del ’44 conosce Joyce Morris, nascono una passione e un amore incontrollabile. Quell’amore che alle donne toglie tutti i freni inibitori, basati su secoli di cultura al femminile, totalmente repressivi, specie in quei periodi. Joyce e Norwood si amano follemente, ben consci che in quegli anni ogni attimo era prezioso e da essere vissuto al massimo.

L’inizio del D-Day, porta Norwood sulle spiagge della Normandia. È l’inizio della fine del loro amore.

 

La lontananza

(Amore ai tempi della guerra)

Alla fine del conflitto Norwood torna in America e si sposa. Anche Joyce in anni successivi lascerà la Gran Bretagna per trasferirsi in Australia. Tutto sembra finire, tranne il sentimento che ancora è una fiamma che arde in maniera in dissolvibile.

 

  Ritrovarsi

(Amore ai tempi della guerra)

Le nuove tecnologie aiutano, dopo settanta anni tramite Skype, i due si ritrovano. Sono i figli di Norwood a creare questo incontro virtuale. L’uomo, infatti, aveva chiesto ai suoi cari di aiutarlo nell’individuazione di questa vecchia fiamma. La ricerca in rete, li porta finalmente a rintracciare Joyce ora ottantottenne. La passione anche per lei non si è mai sopita.

Amore ai tempi della guerra

Amore ai tempi della guerra

Nel loro dialogo a distanza riaffiora tutto. La passione bruciante dei loro incontri, la paura di quei giorni. Dopo due ore di fitta conversazione Joyce invita Norwood ad andare a trovarla in Australia.

L’uomo, nel frattempo rimasto vedovo, è costretto a malincuore a declinare l’invito. La sua misera pensione non gli permette un viaggio così costoso dall’altra parte del globo.

Internet, spesso vituperato, svela il suo lato migliore. Il tam tam multimediale svolge appieno il suo compito. Nel giro di poche ore sono raccolti oltre 7mila dollari, più che sufficienti a Norwood per intraprendere il costoso viaggio.

La stessa Air New Zealand offre un viaggio gratuito a Norwood e la figlio Steve, fino ad Adelaide in prima classe. La data fissata per l’incontro non poteva che essere il 14 Febbraio.

Prima della partenza Norwood ringrazia tramite un quotidiano locale il mondo della rete per la generosità. Sopraffatto dall’emozione, confida “Per cinquantasei anni ho sempre amato mia moglie, ma non ho mai dimenticato Joyce, non vedo l’ora di vederla e riabbracciarla”.

 

♥    E poi chissà…

(Amore ai tempi della guerra)

L’incontro c’è stato, i due si sono parlati per ore. Può nascere o per meglio dire rinascere qualcosa. Da buona romanticona, me lo auguro o per meglio dire glielo auguro.amore_3

Spero che questa storia, vi abbia coinvolto e magari anche un po’ commosso, com’è capitato alla sottoscritta.

 

Amore ai tempi della guerra

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Ott 21, 2015 - News Vanity    Commenti disabilitati su NEWS Giocare d’azzardo: Una piaga sociale in grande espansione

NEWS Giocare d’azzardo: Una piaga sociale in grande espansione

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01/00/1998. File pictures of Mahatma GandhiVivi come se
dovessi morire
domani.
Impara come se
dovessi
vivere per sempre.

Mahatma Gandhi

 

 

 

f4470aeabed0a35f64b260886ac92efaGenericamente viene definito anche azzardopatia o ludupatia, rientra nella categoria dei “disturbi da dipendenza correlato all’uso di sostanze”.
Nel 2013 è stato inquadrato come classi disturbo da dipendenza comportamentale.

Caratteristiche
Tre principali stadi lo caratterizzano:

GIOCO D’AZZARDO RICREATIVO O INFORMALE
Il soggetto che ne è affetto ha sempre la consapevolezza dei rischi cui è esposto, la sua fruizione è saltuaria, è quasi una forma di socializzazione con rischi e costi contenuti.

GIOCO D’AZZARDO PROBLEMATICO
Deve essere diagnosticato in tempo, perché è messa a rischio la salute dell’individuo, sia da un punto di vista fisico, mentale o di socializzazione. Lo stimolo e la ricerca del gioco aumentano in maniera esponenziale. Il tempo dedicato e il denaro speso, se non diagnosticato in tempo portano la persona a una dipendenza totale.

GIOCO D’AZZARDO PATOLOGICO
Il gioco come dice la parola stessa è una vera e propria malattia, che richiede pronte cure riabilitative. La ricerca del gioco è quotidiana, le conseguenze sociali e di tipo sanitario sono facilmente immaginabili. Alti costi, anche condice-161376_1280 copiatr l’accumulo di debiti, frequenti menzogne alle persone care, pur di continuare questa dipendenza. Anche se curato nel soggetto è sempre presente il rischio di una recidiva.

Criteri di definizione del Disturbo da Gioco D’Azzardo
A sintomi che indicano problematiche da gioco d’azzardo con relativo stress e peggioramento clinico per un periodo di almeno dodici mesi.

1. per cercare di raggiungere una crescente eccitazione, il bisogno di giocare sempre più denaro.

2. se si cerca di interrompere la compulsività a giocare il soggetto risulta irritabile o nervoso.

poker-390064_1280tr3. ripetuti sforzi risultati per lo più infruttuosi per cercare di eliminare questa patologia.

4. preoccupazione per il gioco, come trovare denaro, o come risolvere problemi derivati da esperienze da gioco passate.

5. quando gioca, il soggetto ha difficoltà persistenti, quali ansia, sensi di colpa o stati depressivi.

6. perdita di soldi, il giorno seguente ritorno al gioco con la speranza di recuperare il denaro perso.

7. bugie per cercare di nascondere agli altri questa sua compulsività.

8. per il gioco sono messe a repentaglio le relazioni personali, di lavoro o di studio.

9. la ricerca e l’aiuto per cercare di ripianare le perdite da gioco.

Casino GamingB Il comportamento da gioco d’azzardo patologico non è meglio descritto da episodio maniacale
Specificare se:
ç episodico • persistente
Specificare se:
• in remissione precoce • in remissione continua specificare la gravità attuale:
• media: soddisfatti 4-5 criteri
• moderata: soddisfatti 6-7 criteri
• grave: soddisfatti 8-9 criteri
• Gioco d’azzardo online

Negli anni passati il soggetto affetto da problematiche riguardanti il gioco d’azzardo era facilmente individuabile. I luoghi di ritrovo, infatti, erano quasi sempre gli stessi. Casinò, bische clandestine, case private. Ora in quest’era multimediale chiunque con un semplice computer può collegarsi ai siti da gioco. Svolgendo il tutto da casa propria il soggetto scioglie tutti i suoi freni inibitori o pratici. Può eccedere nel gioco, senza incorrere in nessun giudizio altrui. Non conoscendolo, diventa molto più difficile capirne la criticità della situazione, e il rischio di degenerazione nei casi patologici dei propri rapporti umani e sociali è molto elevato.

In Italia
La cura del gioco d’azzardo patologico in Italia è piuttosto recente. In alcune regioni SERT (Servizi per le dipendenze patologiche delle ASL) con speciali equipe composte, da medici psicologi, assistenti sociali o infermieri si occupano della diagnosi e delle relative cure. Nel 2000 con il nome di ALEA è stata costituita la prima società scientifica per problemi di GIOCO D’AZZARDO PATOLOGICO.
Esiste anche l’associazione dei GIOCATORI ANONIMI costituita in maggior parte da ex giocatori.

 

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Set 4, 2015 - News Vanity    Commenti disabilitati su Io donna…. nell’Islam oggi

Io donna…. nell’Islam oggi

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Io donna.... nell'Islam oggi

Io donna…. nell’Islam oggi

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L’atroce e paurosa esperienza di questi anni ci richiama a una triste realtà:la guerra è ancora, è sempre possibile!

Papa Paolo VI

Io donna…. nell’Islam oggi

NEWS

Undici settembre 2001, una data che ha sconvolto il mondo. Il suo enorme tributo di vittime.

 

Io donna.... nell'Islam oggi

Io donna…. nell’Islam oggi

Lettera blob la successiva invasione dell’Afghanistan e dell’Iraq; immagini sempre in primo piano su quelle zone di conflitto con la conseguente apparizione di visi completamente coperti e in alcuni casi di corpi totalmente nascosti.
È stata la scoperta per noi occidentali di un mondo quasi totalmente incomprensibile.

Io donna.... nell'Islam oggi

Io donna…. nell’Islam oggi

 

Questo è stato lo shock che la televisione ha portato nelle nostre case, rivelandoci la condizione in cui vivono le donne in questi stati. Un primo assaggio l’avevamo avuto con la crescente immigrazione di quest’ultimo decennio. Però, com’è tipico degli occidentali, avevamo quasi accantonato il problema. Quelle immagini invece in diretta televisiva sono state un autentico boomerang e anche noi abbiamo cominciato a pensare, a come si può vivere in queste condizioni.
Nel Corano non vi sono distinzioni tra uomo e donna dal punto di vista religioso. I problemi cominciano quando, dal punto di vista religioso, si passa a quello sociale.
Una frase è eloquente «gli uomini sono preposti alle donne perché Dio ha prescelto alcuni esseri sugli altri e perché essi donano dei loro beni per mantenerle.».
Il significato di questo passaggio: non ha bisogno di molte spiegazioni.
Infatti, se la donna rimane in famiglia, è soggetta all’autorità del padre, se si sposa a quella del marito.
L’unica scappatoia, se si può dire così, è quella per la femmina non sposata, già avanti con gli anni, in questo caso ella può vivere autonomamente la sua vita.
Bisogna però rilevare che anche negli stati islamici c’è un inizio di emancipazione femminile.

Io donna.... nell'Islam oggi

Io donna…. nell’Islam oggi

 

Io donna.... nell'Islam oggi

Io donna…. nell’Islam oggi

Io donna.... nell'Islam oggi

Io donna…. nell’Islam oggi

Nei governi   più  moderati la donna ha ottenuto  privilegi una volta destinati solo al maschio.
Può avere ruoli pubblici e privati una volta a Lei proibiti. Alcuni settori però sono ancora inaccessibili alla partecipazione femminile; l’esercito, la burocrazia, la giustizia.
IL problema nasce e s’ingigantisce, in quelle nazioni, dove l’intento è quello della reintroduzione della sharia: qui il Corano è interpretato alla lettera.
In virtù di queste regole la condizione femminile è quasi totalmente privata dei diritti fondamentali: libertà di spostamento, libertà di espressione e di parola; studi limitati all’essenziale, nessuna possibilità di carriera o di ricoprire cariche o posizioni di responsabilità in campo civile o religioso. Impossibile per loro decidere del proprio destino o di quello dei figli, è una sottomissione totale all’uomo da cui possono essere ripudiate (e non viceversa). Costrette a convivere con altre mogli e spesso costrette a coprire interamente il corpo e in alcuni casi anche il viso.
Devono sottostare alla poligamia ed essere ripudiate dall’uomo senza alcuna possibilità del contrario.
Queste sono le zone dove vige l’ormai famoso Burqua e altri purtroppo famosi copricapiche rendono la donna un essere totalmente nascosto e privo di qualsiasi diritto.
Nel 1995 anche Amnesty International ha cercato di alzare la voce, purtroppo con ben pochi risultati su questi veri e propri strumenti di tortura, che le donne sono costrette a indossare.
Io stessa, ho provato ad indossarne uno, ci si sente avvilite, tristi e una visione della vita attraverso quei fori, ci fa capire, quanto siamo fortunate noi occidentali.
Anche nella cultura la donna islamica è considerata, da sempre, un essere inferiore. Lo stesso Gustav Flaubert nel 1859 in una lettera all’amica Louis Colet così scriveva: “La donna orientale è una macchina e niente più: non trova differenza tra un uomo e un altro uomo”.

 

https://www.youtube.com/watch?v=KMGZ1U4Zt1I

 

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