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Gen 12, 2017 - News Vanity    Commenti disabilitati su MA CHE GIORNATA–PILLOLE DI VITA QUOTIDIANA P.1

MA CHE GIORNATA–PILLOLE DI VITA QUOTIDIANA P.1

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MA CHE GIORNATA–PILLOLE DI VITA QUOTIDIANA P.1

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photoIl numero uno della radice di tutte le malattie, come sappiamo, è lo stress.

Marianne Williamson

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belle631

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Lettera blob piccoli problemi costellano le nostre giornate. Incidenti domestici, piccoli ritardi o scaramucce familiari. Trascurabili se presi singolarmente insopportabili tutti insieme. Le nostre esistenze spesso sono un continuo percorso ad ostacoli. Come sopravvivere in questa giungla… pazienza e ironia. Doti che non mancano a nessuna di noi.

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Ore 08.15

Figli usciti, marito pronto, colazione fatta. Posso finalmente vestirmi, solo venti minuti per prepararmi e correre in ufficio.

Eterno dilemma femminile, come mi vesto?

Apro la finestra, che freddo; camicia da notte e vestaglia, in pieno inverno cosa speravo?

Ho deciso metto la gonna, inizia come sempre un’estenuante ricerca del collant ok. Il primo, sembra vada bene… ma alla fine il maledetto alluce con la solita smagliatura è lì ad attendermi. Non demordo, ne provo ancora, al terzo affranta sto per arrendermi e mi maledico.

Cretina, perché non li controlli mai, o almeno preparati la sera cosa indossare!

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La sera… tra figli marito cena e pulizie varie, ho giusto il tempo di fare una doccia prima di andare a dormire altro che controllare collant e biancheria intima.

Ne scovo un paio, lì in un angolo, soli soletti, apparentemente sembrano buoni. Speranzosa e ripromettendomi di fare nel week end il controllo delle calze, inizio a indossarli, prima una poi l’altra gamba. Salva!!! Sono Ok.

In fretta su la gonna, camicia bianca, quella con le ruches, penso tra me e me. Ok, facciamo quella inizia la ricerca. Dopo aver rivoltato cassetti e armadio inutilmente, la vedo che mi saluta dal cesto della biancheria da lavare.

Ora mi ricordo, l’avevo indossata sabato a quella cena, appena rientrata mi ero ripromessa di lavarla il giorno seguente, ma poi come sempre mi sono dimenticata.

Altre maledizioni a me stessa, al tempo stesso mi riprometto (l’ennesima promessa) di tenere un taccuino per i lavori domestici.

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Sconsolata ne prendo una classica bianca dall’armadio, mi guardo allo specchio… il risultato, sono vestita come ieri, uffa e ancora uffa.

Delusa, metto il giacchino, mi trucco, infilo scarpe cappotto ed esco. Almeno spero, dove sono le chiavi della macchina, la borsa.

Si potrebbe aprire un trattato, tra borsa e donna, penso che mi capiate care Amiche.

Tutte le sere, io metto le chiavi dell’auto in un angolo nella borsa, per ritrovarmi la mattina a cercarle, o sul pianerottolo di casa o in strada. Per me lo fanno apposta, la notte si muovono ed io inizio la giornata mostrando a tutti il contenuto della mia bag.

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Le maledette, sempre in fondo finiscono!

Alla fine, finalmente parto. Ultimamente, m’identifico sempre più spesso con la pubblicità di quella donna che indossa una gonna marrone in pelle (bella!!!), che evita incidenti solo grazie alla macchina dotata di sensori antincidente.  (questo è lo spot). Spero che abbiate capito quale intendo.

Trafelata arrivo in ufficio. Vedo le altre, come sempre tutte perfettine e in ordine, come fanno? Sono solo le 9 del mattino ed io sembro già uscita da molte ore.

In ufficio, sono giornate molto intense, sono assorbita totalmente dal lavoro.

ORE 15.00

Squilla il cellulare, “CASA”. Titubante rispondo di sicuro un problema. Mia figlia con voce flebile

“Mamy ho dimenticato a scuola il libro di latino, domani avrò la verifica”.

La voglia di mandarla a quel paese è tanta, ma mi trattengo.

“Come hai dimenticato il libro, non avevi le traduzioni da fare per prepararti al compito”.

“Sì, ora cosa faccio? “

“Telefona alla Francy e fattele dettare o spedire”.

Penso di aver risolto, riprendo il lavoro.

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Risuona il cellulare

“Mamy, Francy è a nuoto?”

Prova con qualche altra compagna le dico. Mi elenca gli impegni delle altre amiche, sono tutte fuori.

“Cosa faccio”.

“Sto lavorando, ho un progetto urgente da consegnare” le dico “ora non ho tempo”.

Piangendo mi chiude la telefonata.

Tento di lavorare, ma i rimorsi mi assillano. Sì è un po’ distratta la piccola, però s’impegna; ora è disperata. Che faccio.

Prendo la Cara Vecchia Agenda, cerco il numero delle mamme di alcune sue compagne. Provo e riprovo, alla fine la mamma di Grace mi risponde. Ora conosco tutti i suoi dolori e doloretti, ma ho le traduzioni.

Orgogliosa richiamo mia figlia.

“Tesoro, ho le traduzioni”

Con aria e fare disinteressato.

“Non servono più Mamy, Francy è rientrata prime e me le ha spedite tutte, con anche le correzioni.”

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Penso, la prossima volta non mi freghi più, ma sai benissimo che ci ricascherai di nuovo.

Ore19.00

Finalmente sotto casa con le borse della spesa. Stanca, provata ma soddisfatta, per aver fatto tutto in tempo. Inizia la ricerca parcheggio… (continua)

Post create grazie alle amiche con spunto da Rivista femminile

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Nov 20, 2015 - Icone Moda Audrey Hepburn, Storie Impossibili Vanity    Commenti disabilitati su STORIE IMPOSSIBILI INTERVISTA AD AUDREY P. 2

STORIE IMPOSSIBILI INTERVISTA AD AUDREY P. 2

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My-Fair-Lady-537x350

storie impossibili“Certe luci della ribalta rovinano la carnagione, a una ragazza.”

Holly Golightly (Audrey Hepburn)

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STORIE IMPOSSIBILI INTERVISTA AD AUDREY P. 2

storie impossibili

STORIE IMPOSSIBILI INTERVISTA AD AUDREY P. 2

È la canzone che strimpella Holly con la sua chitarra, sul davanzale in uno dei suoi momenti di paturnie. Che strano termine che usa. Pensandoci bene però molto efficace, in ognuna di noi c’è sempre un filo di malinconia anche quando siamo molto allegre. Forse una vera felicità non esiste, abbiamo sempre una sorta di rimpianto che ci dilania il cuore.

Il seguito della canzone “tanto mondo da vedere in questo fiume che è la vita” mi distoglie dai miei pensieri, ecco il taxi giallo sta arrivando.
La vedo apparire, le mettono in mano un sacchetto di brioche, come fa a camminare con un vestito così stretto mi domando.

storie impossibili

STORIE IMPOSSIBILI INTERVISTA AD AUDREY P. 2

Scende dal taxi con in mano il sacchetto, si avvia verso la vetrina di Tiffany, si ferma, vedo il suo volto riflesso, indossa degli occhiali scuri, apre il sacchetto e poi solitaria cammina lungo il marciapiede. Il film finisce così.

Ancora vestita con gli abiti di scena, mi si avvicina, dice “Vado a cambiarmi e arrivo mi aspetti”.

Inebetita per l’emozione, farfuglio quello che dovrebbe essere un “Yes Ok”. Si accorge del mio imbarazzo, mi fa uno dei suoi famosi sorrisi e mi dice di accomodarmi in un camerino adiacente che m’indica.

Entro nel camerino completamente frastornata, un incaricato della troupe, mi chiede se desidero qualcosa e m’invita ad accomodarmi su un piccolo divanetto rosa.  Devo cercare di sedermi molto femminilmente, ho visto alcune sue fotografie da seduta.

Metto una mano sotto la gonna la liscio e mi siedo, accavallo le gambe e aspetto.

storie impossibiliSento la voce in lontananza, sta parlando con qualcuno? Il ticchettio dei suoi tacchi si avvicina sempre più.

Eccola, sono agitatissima, appena la vedo vado nel panico totale è vestita come me!!!

Gonna longuette nera e camicetta bianca , si mette a ridere e mi fa i complimenti per l’abbigliamento.

Che cosa sia successo dopo, me lo ricorda la sua voce che sto ascoltando ora qua nel salotto a casa… (continua)

 

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