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Set 6, 2017 - Icone Moda Audrey Hepburn    Commenti disabilitati su AUDREY: UNO STILE UNA RIVOLUZIONE FATTA DI ELEGANZA E SEMPLICITÁ

AUDREY: UNO STILE UNA RIVOLUZIONE FATTA DI ELEGANZA E SEMPLICITÁ

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AUDREY: UNO STILE UNA RIVOLUZIONE FATTA DI ELEGANZA E SEMPLICITÁ

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AUDREY: UNO STILE UNA RIVOLUZIONE FATTA DI ELEGANZA E SEMPLICITÁ

8e8e6d8ccaa4e8063cbf3a3eb3c6c3e4--timeless-beauty-classic-beautyL’eleganza è la sola bellezza che non sfiorisce mai – Elegance is the only beauty that never fades.

Credo fermamente che il sorriso sia l’accessorio più bello che una donna possa indossare.

Audrey Hepburn

VENTICINQUE ANNI!

Sono ormai quasi 25 anni da quando Audrey ci ha lasciato. Il tempo però non cancella il suo charme e la sua raffinata eleganza. Tuttora è un’icona di stile per tantissime donne.

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È la mia musa, la adoro l’amo per meglio dire. Non perdo un suo film in Tv. Cerco sempre di scoprire qualcosa di nuovo su di Lei. Così pochi giorni fa, dalla parrucchiera, mentre aspettavo il mio turno, sfogliando una rivista francese ho trovato quest’articolo.

P.S. Ringrazio Ludo per l’aiuto nella traduzione.

Il suo debutto sul grande schermo…

una rivoluzione per i canoni di bellezza femminile allora in voga. All’epoca, negli anni 50, c’erano le prosperose Marilyn o Sophia Loren, che alimentavano le voglie e accendevano il fuoco. Twiggy non aveva ancora reso di moda l’androginia. Nel 1953, quando Audrey Hepburn esplode in «Vacanze Romane» e vince un Oscar, si propone come un altro modello di donna.

AUDREY: UNO STILE UNA RIVOLUZIONE FATTA DI ELEGANZA E SEMPLICITÁ

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Audrey, tante passioni oltre al cinema… la cucina il volontariato per esempio. Proviamo a conoscerla meglio, di sicuro non ne resteremo deluse. Anzi forse, la “nostra Cara Amica” ci potrà ancora insegnare e… stupirci.

«Audrey, una cuoca senza pari».

«Da lei ho assaggiato il miglior soufflé al formaggio della mia vita!» La sua più cara amica, Doris Brynner, ex moglie di Yul Brynner, è categorica. Contrariamente a ciò che si racconta, lei adorava mangiare.» Una cosa impensabile vista la sua silhouette filiforme!

Un metro e settanta appena, una cinquantina di chili:

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un manichino di plastica con un portamento da ballerina. «Del tutto diversa dallo stile di donna un po’ rotonda che era preferito tra le mie clienti», osservava Hubert de Givenchy. Audrey suona alla porta del suo studio di giovane stilista, nel 1953, con la sua costumista Gladys. Lui si aspetta di incontrare Katherine Hepburn! «Non la conoscevo. Ho scoperto una giovane ragazza in pantaloni Marilyn, ballerine e cappello da gondoliere griffato “Venezia”!»

Una vivace turista americana per niente cosciente della sua…

rusticità! Superato lo shock stilistico, il giovane aristocratico, le mostra i suoi modelli spiegandole: «Mi spiace ma non possiamo lavorare per voi! La mia casa è troppo modesta perché confezioni quindici abiti per “Sabrina”. Ho soltanto pochi operai». Audrey però impazzisce per i modelli, s’infila negli abiti che le cadono alla perfezione. Furba e con malizia tutta femminile l’attrice insiste: Lui alla fine capitola: «Bene, vi voglio prestare degli abiti della collezione e m’impegnerò per realizzare gli altri, con degli extra… »

Così è nata un’amicizia; anzi, un amore di quarant’anni.

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«Una storia d’amore platonico», riassume così Hubert de Givenchy che ha due anni più di lei. Il tappeto rosso e le serate di gala hanno visto spesso sfilare questa coppia così chic. Un grande amante che sceglieva meglio i vestiti degli uomini della sua vita. Due volte Audrey è stata sposata: per quattordici anni con l’attore produttore americano Mel Ferrer e in seguito con lo psicologo italiano Andrea Dotti. Non si può dire che questi uomini le abbiano dato la serenità, superati i primi entusiasmi. Dorys Brinner non esitava a dire: «Mel era sinistro e Dotti un donnaiolo.» Luca Dotti, suo figlio più piccolo, nato nel 1970, recentemente ha dichiarato: «Bisognava convincersi, in quegli anni, di essere “il marito di”». Perché la stella era lei. Bisogna ammetterlo.

Ma in quel periodo l’ego maschile frustrato non aveva alcun limite.

«Mel la criticava violentemente per la sua “bruttezza”. Lei che già non si sentiva particolarmente bella… È stato malvagio». Gregory Peck, li aveva fatti conoscere durante le riprese di “Vacanze Romane”. Mel, dodici anni più di lei, già divorziato due volte, con quattro figli. Fu “amore a prima vista”, un colpo di fulmine! Proprio dopo le riprese di “Sabrina”,

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Mel le propone di girare con lui “Ondine” a Broadway. Audrey vince il Tony Award. La bellezza, il sorriso, lo stile inedito di Audrey riescono, a 25 anni, a conquistare tutte le redazioni. Si amano e vogliono sposarsi in Svizzera. Qualche mese più tardi, però Audrey, ha un aborto spontaneo e cade in preda alla disperazione. «Da quando sono piccola, ho sempre desiderato di avere dei bambini», confidava spesso. Si diceva anche che durante le riprese di “Sabrina”, prima di Mel, non aveva ceduto alle avances di William Holden, perché lui -già sposato con due figli- aveva subìto un intervento di vasectomia.

Lei prosegue con le riprese dei film, recita con Peter Finch

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e Burt Lancaster. Un incidente cadendo da cavallo le provoca un nuovo aborto. Nel 1960 dà alla luce Sean Ferrer. Combatte così tra il suo istinto materno, le esigenze di Mel che la vuole a lavorare su proprie produzioni e invitanti proposte hollywoodiane. Diventa un’eccellente attrice capace di impersonare chiunque, non per niente limitata a personaggi ingenui. In “La rumeur”, di William Wyler, si rivolge alla questione del lesbismo con notevole delicatezza. Ma è una commedia romantica, “Diamants sur canapé”, di Blake Edwards, nel 1961, che le vale un nuovo trionfo e ripetute sofferenze con Mel, man mano sempre più insopportabili. Hubert Givenchy dice: «Lei ha sempre fatto di tutto per coinvolgerlo nei suoi casting, ha sempre cercato di valorizzarlo. Ma io l’ho vista sul set delle riprese, i suoi occhi da cerbiatta hanno visto suo marito flirtare con le comparse. Era molto difficile per lei, in quel contesto, garantire le sue scene. Eppure non si lamentava mai».

Dato che non era masochista, finì per arrendersi all’evidenza,

nel 1966, racconta Givenchy «Un giorno m’invitò nella sua casa di Tolochenaz, in Svizzera». «sembrava distrutta» Quando lui la raggiunge, semplicemente gli dice «Con Mel è finita». Hubert cerca di farla ragionare: «hai un figlio»…´Peccato. Non posso continuare a soffrire, sono troppo infelice. Fragilità e spirito combattivo: “quando prendeva una decisione, era irrevocabile”, lo stilista ha notato spesso in Audrey questo contrasto.
Fortunatamente, ci sono state altre occasioni. Nel 1967 in “voyage a deux”di Stanley Donen, la storia del crollo di un matrimonio di dodici anni, recita con Albert Finney. Senza ricadere in una storia seria assaggia il fascino dell’attrazione reciproca. Di una decina d’anni più giovane, questo brillante attore inglese finirà per diventare il marito di un’altra magnetica bruna, Anouk Aimèe, dal 1970 al 1978.

Audrey si trova così a condividere le sue sventure con Doris Brynner,

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che subisce lo stesso tormentato destino. “ci si confortava a vicenda. Io abitavo in Lully, non lontano da Tolochenaz. Una sera andavo a dormire da lei, un’altra veniva lei da me”.
Arriva l’estate 1967: fatte da parte le abilità di suo figlio a scuola e le rose bianche che lei coltiva con talento, Audrey non si appassiona più a niente. A giugno di quell’anno, controvoglia accetta una crociera sul mare Egeo sullo yatch di un amico. A bordo, un bell’italiano è ammaliato dalla deliziosa attrice. Hubert de Givenchy capisce molto rapidamente cosa sta succedendo: “Lui era talmente affascinate…lei ha ceduto”.
Si chiama Andrea Dotti, è psicologo e adora le donne. Fino al divorzio di Audrey, a Dicembre, la loro storia resta in parte segreta. Il 18 gennaio 1969 si sposano e la signora si trasferisce a Roma decretando la fine della propria carriera.

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Fine Prima parte

Ringrazio ancora Ludo per l’aiuto nella traduzione

Baci Tesoro e grazie ancora

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AUDREY HEPBURN BELLEZZA SENZA TEMPO – IL SUO SEGRETO!

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AUDREY HEPBURN BELLEZZA SENZA TEMPO - IL SUO SEGRETO!

 

La donna la si può corteggiare in mille modi e forse più. Ma ce n’è uno che va oltre il bacio e oltre lo sguardo… Il rispetto!

AUDREY HEPBURN BELLEZZA SENZA TEMPO –

IL SUO SEGRETO!

Lei stessa lo svela in un suo manoscritto inedito che fu letto al suo funerale, commuovendo i presenti. Attualissimo tutt’oggi, piccoli segreti di comportamento e di vita che noi donne dovremmo conoscere.

 

Lettera blob penso sia stata una delle attrici più amate e apprezzate; come penso abbiate capito Care Amiche la mia preferita.

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AUDREY HEPBURN BELLEZZA SENZA TEMPO – IL SUO SEGRETO!

Lo scopriamo in quest’articolo che lei stessa scrisse, quando le chiesero il segreto del suo charme e della sua bellezza. Rimase inedito, fu letto ai suoi funerali.

Questo é lo scritto che ha tramandato a tutte noi.

‘Pronuncia parole gentili, se vuoi vuoi avere labbra attraenti;

cerca di guardare il bello che c’è in ogni persona, se vuoi avere gli occhi belli;

condividi spesso i tuoi pasti con chi ha fame, se vuoi restare sempre sottile;

lascia accarezzare i tuoi capelli a un bambino, ogni giorno, se vuoi che siano sempre belli;

cammina consapevole di non essere mai sola, se vuoi un bel portamento.

Ricorda che le persone ancora più degli oggetti, ‘sentono’ il bisogno di essere viziati, risvegliati, riparati, voluti e ‘salvati’, quindi, non devi mai rinunciare a nessuno;

tuttavia, continua a pensare che se dovessi avere bisogno di una mano, un giorno, in fondo a ciascuna delle tue braccia ne troverai una. Solo ‘crescendo’, a un certo punto capirai che di mani ne hai due: una per aiutare chi ha bisogno e l’altra per aiutare te stesso.

 

AUDREY HEPBURN BELLEZZA SENZA TEMPO - IL SUO SEGRETO!AUDREY HEPBURN LA BELLEZZA IN UNA DONNA

‘La bellezza non è solo nella pettinatura, nel viso o nei vestiti che indossa una donna –

La bellezza si può vedere nei suoi occhi, la fonte del suo amore, la ‘porta’ aperta sul suo cuore;

e non è nemmeno nel trucco, ma dentro la sua anima. La bellezza di una donna si può vedere nella passione, nell’amore e nella tenerezza che esprime;

e, contrariamente a ciò che si crede, ‘cresce’ con il passare degli anni’.

Parole piene di sensibilità e dolcezza, un testamento che tutte le donne dovrebbero leggere o rileggere di tanto in tanto.

AUDREY HEPBURN BELLEZZA SENZA TEMPO – IL SUO SEGRETO!

Come riportato in tante interviste, Audrey non si piaceva per nulla.

AUDREY HEPBURN BELLEZZA SENZA TEMPO - IL SUO SEGRETO!‘Sono un gran miscuglio di difetti’, pensava di sé stessa guardando i piedi troppo grandi e il seno da adolescente;

Difetti (secondo lei) che non le hanno impedito di diventare forse la maggior icona femminile, specie per le donne di questi nostri ultimi cinquant’anni.

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P.S. Voglio scusarmi con le signore o le ragazze che mi hanno scritto in post precedenti. Mi avranno preso per maleducata. Purtroppo ho un problema con la mail. Appena sistemata (non so quando. Il tecnico non riesce a risolvermi il problema) vi risponderò subito.belle

 

 

Ago 10, 2016 - Fashion Vanity    Commenti disabilitati su MODA IN PILLOLE Il Novecento Gli anni 10

MODA IN PILLOLE Il Novecento Gli anni 10

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MODA IN PILLOLE Il Novecento Gli anni 10

MODA IN PILLOLE Il Novecento Gli anni 10

 

3029-Duse1“Senza la donna non va niente. Questo l’ha dovuto riconoscere perfino Dio.”

Eleonora Duse

 

 

 

MODA IN PILLOLE

Il Novecento Gli anni 10

Lettera blob ritmi urbani e Oriente. Ovvero Eleganza e Modernità da un lato, tecnologia e innovazione dall’altro.

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MODA IN PILLOLE Il Novecento Gli anni 10

MODA IN PILLOLE Il Novecento Gli anni 10

Parigi e New York sono le città all’avanguardia e fonte d’ispirazione. La moda non è più solo “Haute”. L’abito è presentato come opera d’arte ed esposto nei principali musei d’avanguardia.

Il Movimento Futurista e dei Fauves, crea questo connubio Moda e Arte.

Se Giacomo Balla detta una nuova veste non borghese, contro moda e anticonvenzionale. Matisse e Derain ispirano abiti inediti attraversati da un vortice di colore. Tessuti variopinti, geometrie e asimmetrie creano un dinamismo moderno a spasso con i tempi.

Paul Poiret (Dio l’abbia in gloria), libera la donna dal corsetto. Realizza nuove creazioni che passano tra atmosfere teatrali e orientaleggianti. Linee morbide e semplici, con colori sfavillanti con un gusto esotico e multietnico da Mille e una Notte.

MODA IN PILLOLE Il Novecento Gli anni 10

MODA IN PILLOLE Il Novecento Gli anni 10

Sue fonti d’ispirazione sono il Giappone, il Marocco, la Cina e la Persia.

Pantaloni alla turca, sandali alla greca, abiti a kimono. Stravaganti cappelli sono riadattati all’occidentale, affiancandoli per la prima volta a prodotti di bellezza, come oli, creme, ciprie e profumi.

È creata una realtà al di fuori dal tempo. La donna è vamp, odalisca, si trucca, usa accendini, portasigarette e specchietti con fogge originali. Volendo, sono i primi vagiti della sua futura emancipazione.

Mata Hari, Isadora Duncan, Gloria Swanson, Theda Bara, sono le stelle del momento.

Altro artista che imprime in modo indelebile il suo marchio in quegli anni è Mariano Fortuny.

Catalano, rivoluziona l’abbigliamento greco, trasformando il chitone in tunica. Crea kaftani, abiti lunghi a tubo, portati senza niente sotto. Con la plissettatura sperimenta nuove tecniche di stampa. I disegni creati riproducono velluti e sete antiche.

Creazioni molto audaci per l’epoca. Adatte alle principali protagoniste della Belle Époque. Indossano le sue creazioni, Martha Graham, Eleonora Duse e le Sorelle Gramatica.

FONTE: ‘Storia della moda XVIII-XX secolo’, Enrica Morina

➤ Nel Post successivo parleremo degli anni 20 del primo Novecento.

 

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MODA IN PILLOLE  Il Novecento Gli anni 10

 

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P.S. Voglio scusarmi con le signore o le ragazze che mi hanno scritto in post precedenti. Mi avranno preso per maleducata. Purtroppo ho un problema con la mail. Appena sistemata (non so quando. Il tecnico non riesce a risolvermi il problema) vi risponderò subito.belle

 

 

 

 

Giu 22, 2016 - Cinema Vanity    Commenti disabilitati su REMEMBER PICCOLA RECENSIONE La crudele realtà è nascosta dalla malattia

REMEMBER PICCOLA RECENSIONE La crudele realtà è nascosta dalla malattia

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Mary PickfordSarebbe stato più logico se il cinema muto si fosse evoluto dal sonoro invece che il contrario.

Mary Pickford

 

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La crudele realtà è nascosta dalla malattia

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Lettera blob con un’amica, dopo sua particolare insistenza ieri sera sono andata al cinema. La scelta è caduta su “Remember”, consigliato da comuni amiche, non spiegandoci però né trama, né cosa trattasse. Completamente all’oscuro siamo andate alla multisala, dove era in programmazione. Alla fine della proiezione eravamo scioccate e sconvolte allo stesso tempo Il finale ci aveva sorpreso completamente lasciandoci esterrefatte. Ritornando verso casa, continuavamo a parlarne con enfasi e pari concitazione.

REMEMBER PICCOLA RECENSIONE

TRAMA

REMEMBER PICCOLA RECENSIONE

REMEMBER PICCOLA RECENSIONE

Zev è un anziano ebreo affetto da demenza senile che vive in un ospizio insieme al suo amico Max. A seguito della morte della moglie Ruth, Zev è incaricato da Max di eseguire gli ordini scritti in una lettera. Egli infatti, aveva promesso a Max, l’amico Simon e a se stesso di uccidere l’uomo che aveva sterminato le loro famiglie ad Aushwitz, tale Otto Vallish che vive in America sotto il falso nome di Rudy Kurlander. Nella lettera sono ben quattro gli uomini con questo nome.

Zev scappa dall’ospizio e mentre il figlio inizia le disperate ricerche, incontra il primo Rudy. Egli rivela di essere stato un nazista, ma gli dimostra tramite alcune foto, di essere stato in Africa e non ad Aushwitz.

Si dirige allora dal secondo Rudy, che vive in un ospizio in Canada. Dopo un fraintendimento, Zev vede un tatuaggio numerico sul braccio e viene a sapere che anche l’uomo fu ad Aushwitz, ma come prigioniero, giacché omosessuale. Dopo aver chiesto perdono, ricomincia la ricerca.

REMEMBER PICCOLA RECENSIONE

REMEMBER PICCOLA RECENSIONE

Tornato negli Stati Uniti, si dirige a casa del terzo Rudy. Lì scopre che l’uomo è morto ma è comunque invitato dal figlio John a entrare. Zev scopre che sia padre sia figlio sono due ferventi nazisti, ma il padre non è mai stato ad Aushwitz perché non abilitato per fare il militare. Rudy era un semplice cuoco. Tuttavia John riesce a vedere il tatuaggio di Zev e comincia a minacciarlo, scagliandogli contro il pastore tedesco Eva. Impaurito, per difendersi l’uomo, uccide prima il cane poi John.

Le condizioni fisiche e mentali di Zev peggiorano. Dopo un lieve incidente e una breve permanenza in ospedale, riparte ma commette l’errore di utilizzare la carta di credito, tramite la quale il figlio scopre che si trova in Nevada.

REMEMBER PICCOLA RECENSIONE

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L’anziano si dirige dal quarto Rudy? L’uomo è stranamente cordiale con lui, ma quando la rabbia di Zev aumenta, impugna la pistola e lo minaccia. Giungono sulla scena anche la figlia e la nipote di Rudy e il figlio di Zev. Intimando di sparare alla nipote, Zev obbliga Rudy a dire la verità. Rudy ammette di essere stato un nazista e di essere stato ad Aushwitz, ma quando Zev gli ordina di dire il suo nome, Rudy rivela una sconcertante verità: non è lui Otto Vallish. Otto Vallish… è lo stesso Zev, il quale a causa della demenza senile lo aveva dimenticato. Zev ricorda allora il suo passato e sconvolto prima uccide il vecchio amico e poi si spara alla tempia.

Nell’ospizio, Max dopo aver sentito la notizia in Tv, rivela davanti a tutti gli altri ospiti di aver sempre saputo la verità: il suo era un piano per vendicarsi degli uomini che avevano sterminato la sua famiglia.

 

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Impressioni

REMEMBER PICCOLA RECENSIONE

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Il film è molto ben impostato con sequenze thriller e originali riprese, che suscitano nello spettatore un senso di continua suspance.

Il tema trattato porta il pubblico a una continua serie di riflessioni educandolo a non generalizzare, ma a una partecipazione attiva e a un continuo ragionamento. Bastano, infatti, poche sequenze per portare lo spettatore a immedesimarsi in Zev e nei sopravvissuti alla Shoà. Il vapore di una doccia, le urla di un poliziotto ubriaco, il ringhiare di un cane o il lancinante suono di una sirena sono precisi flashback che ci riportano tutti a quegli anni bui.

Le varie tipologie di personaggi che Zev incontra durante il suo viaggio, sono lo specchio di un’America forse un po’ nascosta dai media, ma totalmente attuale e ben radicata. In particolare John, rispecchia quella parte puritana, ma al contempo razzista, che spesso è lasciata passare sotto un colpevole silenzio.

La demenza di Zev, ci pone davanti al continuo progredire della nostra vita e sembra dire allo spettatore “Carpe Die”, cogli l’attimo, non sai mai cosa ti potrà succedere.

REMEMBER PICCOLA RECENSIONE

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Tutto potrebbe divenire nebuloso e nascosto nei meandri della nostra mente, come il caso del protagonista.

L’inatteso finale lascia gli spettatori sorpresi e scioccati, consegnando a tutti noi un senso d’impotenza di fronte a quello che una malattia può fare? Zev non ricorda nulla, anzi da carnefice la sua mente lo proietta a vittima, per poi scoprire l’insostenibile realtà. Capisce in un piccolo frangente di lucidità quello che era realmente e non vede altra soluzione che uccidere e uccidersi per espiare le sue abnormi colpe.

Trailer Italia

 

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Feb 16, 2016 - Cinema Vanity    Commenti disabilitati su Journal d’une femme de chambre Cinema Vanity

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charlotte_ramplingQuando entri in un meccanismo come quello del cinema, è estremamente difficile uscirne. Il teatro rimane uno dei cardini principali nel cinema, la mia esperienza teatrale rimane un fatto fondamentale. È stata la base.

Charlotte Rampling

 

 

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Journal d’une femme de chambre

 

 

 

Journal d'une femme de chambre

Journal d’une femme de chambre

Lettera blob abituata a servire nelle dimore parigine, Celestine cameriera frizzante e civettuola, con un carattere poco incline alla cieca ubbidienza e per colpa di una serie di disavventure si trova suo malgrado in un’agenzia per l’impiego a rigirarsi i pollici. Eppure vanta fior di referenze, ha maneggiato tessuti raffinati come guardarobiera delle dame più chic parigine, ma ha peccato d’insolenza. L’unico impiego che le viene prospettato è di andare a servizio in una cupa cittadina di provincia Mesnil-Roy, in Normandia, presso i signori Lanlaire. A malincuore si trova costretta ad accettare l’incarico. Arrivata, fa conoscenza dei suoi nuovi padroni che fanno una vita ritirata e tengono sottochiave sia l’argenteria, come pure le sottane della padrona. Povera Celestine, abituata alla belle Époque parigina, si troverà a ricordare i tempi passati e i suoi vecchi amori. Come l’indimenticabile signorino Georges, malato terminale che la ragazza ha accudito fino alla morte, e a cui ha regalato il trapasso con la gioia della propria carne.

I suoi nuovi padroni la accolgono con molta diffidenza. Madame è tirannica e la rimprovera alla minima occasione. Il padrone non perde ogni minima occasione per cercare di abusare di lei. Celestine abituata e temprata dalla vita parigina, riesce a tenerlo a bada, nonostante le continue avances. L’unica con cui stringe una buona amicizia è la cuoca Marianne, ancora una volta in cinta da gente cui il suo basso lignaggio, non le permette di dire no.

Journal d'une femme de chambre

Journal d’une femme de chambre

Tra i servitori vi è il misterioso Joseph, un factotum antisemita, da anni a servizio dei Lanlaire. Intrigata da questo suo strano atteggiamento e dai suoi continui silenzi, Celestine lo studia sia nell’aspetto caratteriale, sia in quello corporeo. Piano piano riesce a conoscerlo e se ne innamora. Nel frattempo nel paese succede un efferato omicidio, l’uccisione di una ragazzina.

Celestine è convinta che l’autore del delitto sia forse il fedele Joseph. Tutt’altro che spaventata, dopo varie indecisioni accette la sua proposta di trafugare l’argenteria dei padroni, per poi rivenderla. Dopo il furto e a seguito d’infruttuose indagini della polizia, dopo anni di fedele servitù Joseph si licenzia, promettendo a Celestine di venirla a riprendere una volta sistemata la refurtiva.

La ragazza allora cambia atteggiamento sul lavoro, diventando una fedele e rispettosa cameriera, di conseguenza anche i rapporti con la padrona migliorano.

Una sera Celestine, vede delle luci che s’illuminano a intermittenza nella strada adiacente, è il famoso segnale concordato tra lei e Joseph. La mattina stessa si licenzia, con grande dispiacere di Madame e va incontro al suo destino in compagnia di Joseph…

Il regista Benoit Jacquot aveva già affrontato il tema delle differenze sociali e di classe, né Les adieu de la Reine. Ambientato un secolo prima nel periodo della rivoluzione francese; qui la nobiltà è ben rappresentata dalla Regina Maria Antonietta e la classe inferiore, dalla sua fedele lettrice. Il regista documenta ancora una volta la crudezza del mondo cui devono sottostare le classi meno abbiette. La protagonista è Léa Seydoux (Sidonie Laborde) né Les adieu de la Reine cameriera, sfruttata, in alcuni casi usata e incapace di liberarsi dalle proprie catene, nonostante l’intelligenza e una certa scaltrezza. Né Journal d’une femme de chambre, lo stesso volto infantile di Léa Seydoux ben incarna il ruolo di Celestine, anche lei soggiogata da un mondo che non concede nulla ai più poveri.

Journal d'une femme de chambre

Journal d’une femme de chambre

A differenza del romanzo omonimo il regista abbandona la ragazza a Joseph e una scelta a dir poco balzana. Scartando completamente il punto di vista femminile adottato nel diario di Mirbeau, dove la protagonista, grazie alla sua avvenenza e disinvoltura, riesce a soggiogare i padroni, rifacendosi delle angherie subite.

 

020675Trailer in francese

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Gen 7, 2016 - Cinema Vanity    Commenti disabilitati su Non sposate le mie figlie – Da rivedere

Non sposate le mie figlie – Da rivedere

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michelle-pfeifferIo recito gratis, i soldi me li faccio dare per l’inconveniente di essere una star.

Michelle Pfeiffer

 

 

 

Non sposate le mie figlie – Da rivedere

CINEMA VANITY

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Vi consiglio un film molto carino, passato forse un pò troppo inosservato.

 

Non sposate le mie figlie

Titolo originale Qu’est ce-qu’on a fait au bon Dieu? Diretto da Philippe
de Chauveron. Con Christian Clavier, Chantal Lauby, Ary Abittan, Medi
Sadoun, Frédéric Chau.Commedia, durata 97 min. – Francia 2014.

Non sposate le mie figlie

Non sposate le mie figlie

 

 “Cosa abbiamo mai fatto al Buon Dio per meritare questo?”. È la frase più rilevante di tutto il film, detta da una coppia di sessantenni in piena tensione emotiva e sotto forte stress.

Non sposate le mie figlie

Non sposate le mie figlie

Questa invocazione in tono quasi mistico di Claude e Marie Verneuil, genitori di ben quattro figlie, tutte in età da marito: belle, realizzate, indipendenti, ma con un piccolo particolare tutte da sposare. Le prime tre ragazze convolano sì a nozze nel giro di tre anni, ma la prima prende in sposa un algerino, la seconda un ebreo di Tel Aviv, la terza un giapponese, lasciando i genitori un po’ scioccati.

La speranza per i Verneuil, é che almeno l’ultima figlia abbia un matrimonio “tradizionale”, magari religioso secondo il rito cattolico. In effetti l’ultima figlia: si innamora sì di un cattolico, ma però di origine costaavoriana: dunque nero come la pece.

Dopo varie peripezie e situazioni sia grottesche che divertenti il lieto fine è però dietro l’angolo.

Il risultato è piacevole, in questa sorta di riproposizione all’eccesso de “Indovina chi viene a cena”,  con qualche caduta nel semplicistico o con alcune improbabili situazioni, come ad esempio la casa di provincia del capofamiglia, un villone da cinema, che tuttavia trova spiazzati i coniugi nell’accogliere i genitori dell’ultimo sposo, costringendoli a dormire in soffitta.

Non sposate le mie figlie

Non sposate le mie figlie

Piccole pecche per una commedia di successo che ripropone tematiche “culturali”, accettazione del diverso, tolleranza verso altri usi e costumi in cui spicca Cristian Clavier grande mattatore sulla scena.

Trailer : https://www.youtube.com/watch?v=u5NB5yBRuMo

 

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Nov 24, 2015 - Cinema Vanity    Commenti disabilitati su CINEMA La Moglie del Cuoco (Se lo avete perso)

CINEMA La Moglie del Cuoco (Se lo avete perso)

 

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CINEMA La Moglie del Cuoco


2ynl742Ho capito che ero nata attrice. Avevo solo deciso di diventarlo nella culla, tra una lacrima di troppo e una carezza di meno. Per tutta la vita ho urlato con tutta me stessa per questa lacrima, ho implorato questa carezza. Se oggi dovessi morire, sappiate che ci ho rinunciato. Ma mi ci sono voluti tanti anni, tanti errori.

Anna Magnani

CINEMA La Moglie del Cuoco

 

 

CINEMA La Moglie del Cuoco

(Se lo avete perso)

“Commedia sentimentale al femminile, che diverte dove è più leggera”

Un film di Anne Le Ny. Con Karin Viard, Emmanuelle
Devos, Roschdy Zem, Anne Le Ny, Philippe Rebbot.
Commedia, durata 90 min

locandina

CINEMA La Moglie del Cuoco

 

Le inaspettate ed insospettabili evoluzioni della vita; è ciò che verrebbe da pensare a leggere la trama di questa commedia romantica, che si preannuncia piacevole e leggera. Con la direzione aggraziata di Ann Le Ny. La moglie del cuoco descrive appunto strane e piacevoli (per alcuni, per altri ovviamente di meno..) evoluzioni della vita di una coppia.

Professionista in un istituto di formazione per adulti, Marithé (Karin Viard) accoglie una cliente, Carole (Emmanuelle Devos), la moglie del famoso chef Sam, (Roschdy Zem). Carole vive malamente il suo rapporto: è pressata da complessi, sensi di colpa, frustrazioni.

La brillante Marithè riesce ad instradare la moglie succube verso una presa di coscienza del suo malessere; risultato una piena emancipazione e la consapevolezza di dover lasciare il proprio marito per risanarsi. Piccolo particolare, la stessa Marithè non riesce ad essere immune al fascino dello chef…

Una commedia che risalta paradossalmente per la sua semplicità, nella trama e nella sua piacevole leggerezza; immune da slanci ai limiti del volgare o da scorrettezze di ogni genere che anche ultimamente stanno rendendo piacevoli molti altri lavori, di tutt’altro stampo.

Insomma, per certi aspetti, e per alcune voci che dissentono da certi clichè innovativi, quasi un esempio da tener presente per ribadire che certi format classici, se ben fatti, risultano essere più che piacevoli.

CINEMA La Moglie del Cuoco CINEMA La Moglie del Cuoco

CINEMA La Moglie del Cuoco

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Nov 18, 2015 - Cinema Vanity    Commenti disabilitati su CINEMA Una Promessa (da rivedere)

CINEMA Una Promessa (da rivedere)

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CINEMA Una Promessa

CINEMA Una Promessa

 

MV5BMTI3NTI2MzcyOF5BMl5BanBnXkFtZTYwNzgwNjI2._V1_UY317_CR7,0,214,317_AL_Dieci uomini stanno aspettando davanti alla mia stanza? Oh Dio… mandatene a casa uno, stasera sono stanca.

Mae West

CINEMA Una Promessa

 

 

CINEMA Una Promessa (da rivedere)

Oggi vi proponiamo un film, che secondo noi è passato troppo inosservato, e forse anche non ben capito.

Una Promessa

Un film di Patrice Leconte.
Con Rebecca Hall, Alan Rickman, Richard Madden, Toby Murray, Maggie Steed.
Sentimentale, durata 98 min

locandina-1

CINEMA Una Promessa

 

Un (melo)dramma su un amore che diventa irrimediabilmente impossibile
per quanto intenso e travolgente fosse al principio.

Germania 1912. Friedrich, un laureato di umili origini, viene assunto in un’acciaieria. Colpito dalla sua dedizione al lavoro, il vecchio proprietario lo vuole come segretario privato.
Sempre più malato e sempre più spesso impedito ad uscire, il vecchio si fa raggiungere in casa dal segretario. Il quale incontra così la sua giovane moglie, bella e riservata. Col passare del tempo il giovane di innamora, ma non svela i suoi sentimenti, limitandosi a sguardi carichi di significato.

CINEMA Una Promessa

CINEMA Una Promessa

Quando il vecchio proprietario lo spedisce per due anni in Messico a curare degli affari, la disperata
reazione della donna, rivela che anche lei lo ama, di un amore che mai esprimerebbe di fronte al marito malato. Ma gli fa una promessa: al suo ritorno sarà sua. Separati da un oceano, si scambiano lettere appassionate.

Ma proprio alla vigilia della partenza, scoppia la guerra. Tutti i collegamenti marittimi
vengono sospesi e passeranno ben otto anni prima che Friedrich possa tornare.

Tratto dal romanzo di Stefan Zweig (Viaggio nel Passato), Una Promessa è un dramma o meglio un melodramma su unamore che diventa impossibile, nonostante il travolgente inizio. Ai due protagonisti, non è concesso di veder crescere la loro passione. La guerra e il triangolo in cui si trovano coinvolti frustreranno per sempre il loro sentimento.

 

CINEMA Una Promessa

 

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Ott 16, 2015 - Teatro Vanity    Commenti disabilitati su TEATRO Jesus Christ Superstar 44 anni, e non sentirli!

TEATRO Jesus Christ Superstar 44 anni, e non sentirli!

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Il 12 ottobre 1971 Jesus Christ Superstar fu rappresentato per la prima volta a Broadway,
jcs_posterJesus Christ Superstar come opera teatrale nasce dall’idea geniale di Andrew Lloyd Webber con l’aiuto di Tim Rice per i testi
di narrare dal punto di vista di Giuda Iscariota, l’ultima settimana della vita di Gesù.
Dall’opera venne tratto il film Jesus Christ Superstar del 1973.
Teatro
Fu rappresentato per la  prima volta a Brodway il 12ottore1971 e lì vi  rimase in scena per la bellezza di 18 mesi. Ebbe un grandissimo successo e fu replicato per più di otto lunghi anni. A Londra fu  in scena per tutti gli anni70 fino al 1980. Ripreso nel 1992 con gli interpreti originali del film Ted Neeley e Carl Anderson nei ruoli rispettivamente di Gesù e Giuda, rimase in scena per oltre cinque anni, invece dei previsti pochi mesi.
A tutt’oggi l’opera in varie edizioni continua ad essere messa in scena.
jesus-christ-superstarPolemiche
Alla sua uscita l’opera suscitò un mare di polemiche.
Una delle principali riguardava la figura divina di Gesù che Giuda metteva in dubbio nel brano brano Heaven On Their Minds (Il Paradiso nella mente) cantando: «You really do believe this talk of God is true?» («Credi veramente che queste voci su Dio siano vere?»).
Anche la figura di Maria Maddalena, palesemente innamorata di Gesù come cantato nel brano I don’t know how to love him (Non so come amarlo), non fu ben vista dalla chiesa cattolica.
Esponenti ebraici criticarono le scene riguardanti la crocifissione come antisemite. InfineJesusChristSuperstar nell’opera  manca  qualsiasi  accenno  alla risurrezione  di  Gesù.
In particolar modo in Sudafrica, per questi motivi le rappresentazioni vennero sospese a causa di gruppi fondamentalisti cristiani ed ebraici.Jesus Christ Superstar fu criticata da altri autori tra i quali Louis Andriessen, Bill Drummond e Michael John La Chiusa cha accusarono l’autore di aver copiato in maniera evidente di atmosfere e riferimenti di opere classiche.

 

 

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Set 16, 2015 - Cinema Vanity    Commenti disabilitati su CINEMA Adaline l’eterna giovinezza

CINEMA Adaline l’eterna giovinezza

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Robin Williams“Qualunque cosa si dica
in giro, parole  e idee possono
cambiare il mondo”.

Robin Williams
(John Keating) 

in L’Attimo fuggente

 

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di Lee Toland Krieger. Con Blake Lively, Harrison
Ford, Michiel Huisman, Amanda Crew, Ellen Burstyn.
Genere Drammatico, Ratings: Kids+13, produzione USA, 2015. Durata 109 minuti circa.

locandina-adaline-l-eterna-giovinezzaIl tema reso famoso dal film Highlander, sull’immortalità, viene qui ripreso in chiave femminile dal regista americano Leo Toland Krieger. Adaline Brown, nata nel 1908, è vittima di un incidente d’auto, che per cause soprannaturali la rende immortale. Vede invecchiare la figlia e gli amici, mentre lei mantiene sempre lo stesso aspetto fisico. Per non farsi scoprire passa da una casa all’altra e da una vita all’altra, quando la gente potrebbe accorgersi che il suo aspetto rimane sempre immutato. Il suo unico rimedio a questa stranissima situazione è la corazza dal punto di vista sentimentale che Adaline si è posta. Ma quando incontra Ellis un trentenne è amore a prima vista. Conoscendolo Adaline scoprirà che la loro attrazione ha delle profonde radici lontane nel tempo.Tutto il film si basa sulla bravura di Blake Lively (Adaline)  che con la sua presenza algida e impassibile, vede il continuo invecchiare delle persone a lei care. Mentre lei si guarda ossessionata allo specchio nella speranza di veder sppuntare i primi capelli bianchi. Questo suo curioso atteggiamento, fa da contrasto a quello tipico femminile, che vede la comparsa degli stessi come uno spauracchio.

 

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